Benvenuti alla Galleria d’Arte di Eva Busolin!
“Non si tratterà di capolavori d’artista, ma sono pur sempre le mie creazioni; vengono dal cuore e sono state fatte con l’anima per una storia alla quale tengo, per svariate ragioni. Quindi ho deciso che meritano uno spazio qui”
Eva è una talentuosa giovane artista che, grazie alla sua passione, ha donato “vita” ad alcuni dei principali personaggi del romanzo “Le sette oscure chiavi di Isidus”.
E non solo …! Grazie al progetto della trilogia delle storie ambientate a Yuxor, in futuro ci sarà l’occasione di dare un volto anche a nuovi personaggi!
In questa sua sezione, che verrà periodicamente aggiornata, potete dare uno sguardo ad alcuni dei suoi lavori … cliccate nell’anteprima per vedere il disegno intero.
Per qualunque informazione o per contattare Eva, scrivete a evasandrin81@gmail.com
DESTINY: Ogni volta che guardo questo disegno il primo impulso è la voglia di ritoccarle i capelli… eppure, allora come adesso, non riesco a visualizzarla diversa da così, proprio come mi è uscita nell’ispirazione e improvvisazione del momento.
È come se, nel darle vita, avessi sentito che il focus doveva andare sul suo volto e qualche dettaglio in un panorama vago, quasi abbozzato, arioso e luminoso. È quasi un essere di luce emerso delicatamente dal foglio in tratti semplici ed essenziali. || 3 aprile 2013“Selena la vedo con la bocca simile a pinca palla e con gli occhi come quelli di panca pilla, ma l’espressione dev’essere un’altra ancora che non c’entra né con pinca palla né con palla pinca… e poi la vedo con un viso di questa forma qui e i capelli colà” cit. autore … Breve intro per dire che, in soldoni, è stato il disegno più imprevedibile di sempre.
Dopo un paio di tentativi, alla fine, con lei, ho improvvisato abbastanza di testa mia. Il risultato mi sa sempre di surreale, come il suo sguardo.
I suoi occhi sono quello che mi sorprende di più. Nitidi, diretti, congelati e illeggibili, seducenti. Finisco sempre col fissarli e nel farlo mi catturano e non mancano mai di mandarmi qualche brivido giù per la schiena, se mi ci soffermo troppo.
Per qualche ragione, mi appare sempre totalmente diversa da tutti gli altri disegni che ho fatto, ha un’aura tutta sua, quasi aliena.
Forse è il disegno che più si avvicina alla mia fissa di perfezionismo e ideale di simmetria e per questo è anche il meno “reale” e verosimile.
Ecco una curiosità su questo disegno: racchiude un piccolo omaggio al mio anime preferito; il simbolo rappresentato nel medaglione è liberamente ispirato a FullMetal Alchemist. Per un enigma serviva un simbolo enigmatico. || 1 maggio 2013JESSICA: Un altro ritratto vero e proprio.
E finalmente dei capelli decenti. Una conquista tanto grande e sudata da aver rimosso ulteriori ricordi a riguardo, probabilmente. O forse l’ho realizzato in trance, da brava narcolettica quale so essere. Non mi stupirebbe troppo l’evenienza.
Penso sia il disegno che ho realizzato più in velocità, senza ritocchi o difficoltà particolari. È uscito quasi da sé e non penso servano troppe parole, stavolta. Il personaggio è ben più interessante del mio disegno. || 17 giugno 2013LENNY: Sfida al maschile.
Ammetto di essermi presa una bella cotta per lui mentre lo realizzavo.
First things first – non so come, ma posso dire di aver riscattato il mio onore.
Se dovessi dargli un nome, questo è il disegno che potrei chiamare: “ANCHE IO CE LA POSSO FARE!”. Pieghe dei tessuti e maniche a parte, chiunque abbia mai preso in mano una matita o pennelli o colori di qualsivoglia sorta sa che c’è un incubo che prima o poi va affrontato: le mani. Ho sudato freddo, davvero. Ma per essere la prima mano – e penso unica – che abbia mai realizzato, posso definirmi decisamente soddisfatta. Avrei paura a riprovare
Altra cosa che mi piace è come ho cercato di realizzare una certa luminosità prospettica che manca negli altri ritratti e ammetto di apprezzare il gioco di luci e ombre che ne è scaturito, per quanto lieve.
Inutile che continuo a lamentarmi del mio rapporto complicato coi capelli corti…… e ho forse fallito nella morbidezza che volevo dare alle labbra ma – visto che questo resta un tentativo di darmi valore e non screditarmi – meglio se mi concentro sui dettagli che mi piacciono di lui.
Nel suo caso, tutto si riscatta con quel naso che è qualcosa di semplicemente perfetto. Lo adoro. || 2 maggio 2013JUSTIN & ROXY: Due disegni che ho unito in uno, nella mia mancanza di mezzi e attrezzature.
Justin é una prima volta, in molti sensi.
É il primo personaggio maschile che abbia mai disegnato e l’apparente litigio coi capelli corti ne é una prova (per quanto mi ci metta penso si veda il mio astio, più o meno inconscio, verso i capelli di lunghezza inferiore a 50 cm totali, evidente nella mia mano che si rifiuta di collaborare). Non sapevo cosa aspettarmi mentre lo realizzavo e, confrontandomi con l’autore, gli ho cambiato espressione almeno quattro volte, credo. Infine, mi ha lasciata stupita. Adoro le sue labbra, forse le uniche che mi siano mai uscite così bene – secondo i malsani ideali che affliggono la mia testa tarata.
Era anche la prima – e forse unica col senno di poi – volta che un mio disegno includeva parte del busto e ammetto di essermi divertita ad immaginare come si potessero ricreare dei muscoli … così come ammetto di averli ombreggiati praticamente a caso. Una scoperta passo per passo, di lui e di me che cercavo ancora di capire quali fossero le matite più adatte a fare cosa. Per la prima volta si è resa utile quella fantomatica 8B che girava nel mio astuccio dalla prima media senza che capissi cosa mai ne avrei fatto … Roxy resta uno dei miei disegni preferiti, ad oggi. La prima volta che ho realizzato capelli pressoché decenti.
Un disegno che mi ha mostrato come, volendo, sapessi improvvisare più cose del previsto e che mi ha dato la spinta per testarmi di più. || 7 & 8 aprile 2013NONNA CRISTINE: Un ritratto vero e proprio, stavolta, e il mio primo soggetto di età più avanzata.
Siccome ho la mano dannatamente pesante e le matite morbide non perdonano quanto a necessità di cancellature, è stato il disegno che più mi ha fatto dire “cazzo, ho paura di rovinare tutto”. Sfida numero 1: i denti. Sembrano una cazzata, ma non lo sono, non per me quanto meno. Se disegno sempre bocche chiuse c’è una ragione.
Sfida numero 2: le rughe di espressione. Quando sei soddisfatta del disegno di base andare ad ombreggiare e segnare delle rughe può essere una disfatta… Per il 90% del tempo non sapevo cosa stavo facendo e cosa ne sarebbe uscito.
Sfida numero 3: ricreare l’effetto “riflesso del vetro”. Ho dovuto inventarmi come farlo, perché sono troppo pigra per cercare tutorial. Avevo paura di scarabocchiare tutto in malo modo. Spero si capisca quello che volevo rendere.
Sfida numero 4: la DANNATA cornice rosa. Ero così contenta dell’effetto che mi era uscito che sentirmi dire che la dovevo colorare (del colore che odio di piú, peraltro) è stato boh. Lo so, non si vede che è colorata. La questione è semplice… non so colorare. Fortuna non ho dovuto ritagliare il foglio.
Andando a casaccio ho avuto un culo enorme.
Masochista come sono, poi, tratteggiare le decorazioni della maglia è stato un vero spasso.
Dal momento che il ritratto è stato regalato al soggetto che ha prestato la sua faccia, non ricordo la data esatta in cui l’ho realizzato. || maggio o giugno 2013LOUISE: Questo mi rappresenta più di qualsiasi altro disegno abbia mai realizzato, al punto da essersi guadagnato un’incorniciatura in camera mia. Guardandomi allo specchio vedo prima lui di me.
La mia prima volta con alberi, nebbia, paesaggi e scogliere… Stavolta al perfezionismo ho preferito la disordinata spontaneità del tratto, forse per accompagnare l’atmosfera e l’emozione del personaggio.
Avrà un tratto di matita grezzo e grossolano, ma lo adoro. E il corvo è stato un po’ una firma personale non richiesta che ho voluto aggiungerci.
Quello che più mi piace in assoluto è qualcosa che, guardando il contesto intero di un paesaggio, tende solitamente a sfuggire: nonostante la scarsità di precisione e dettagli, ho voluto rimarcare il volto di Louise e quell’unico vero particolare è un po’ il mio orgoglio; in penombra, dietro i capelli, si vede la sua espressione, appena accennata ma dannatamente vera e ad effetto. È stata una scelta impulsiva e di pochi, veloci tratti abbozzati e proprio per questo ancora mi interrogo come ho fatto a rendere una simile espressione in pochi millimetri masticati e confusi, ma mi ci perderei davvero per ore… in quella lacrima silenziosa che si spaccia per una ciocca di capelli mossa dal vento mentre guarda giù dal dirupo. || 19 maggio 2013Che dire di questo disegno…. Amo quell’albero. Con tutta me stessa. Il primo che abbia mai dettagliatamente realizzato. D’altronde il mio amore per gli alberi non è un segreto.
Inizialmente, mi era stato chiesto di raffigurare l’impiccato da un lato dell’albero e il bambino in altalena dall’altro ma la mia fantasia ha elaborato, in itinere, qualcosa di diverso.
L’idea che le radici dell’albero potessero diramarsi oltre il limite della scogliera mi ha fornito lo spunto finale.
Il vero significato di questo disegno, cosa volesse trasmettere specificatamente in connessione al romanzo, andrebbe chiesto all’autore.
Per quanto mi riguarda, mi piace molto il suo lato filosofico, la contrapposizione vita/morte, spensieratezza/disperazione, e l’idea che ci siano cose che sfuggono alla vista: il bambino non saprà mai che sotto di lui oscilla un corpo esanime; osserva il panorama, noncurante della disperazione che ha afflitto quello stesso posto dove lui trova ora divertimento e spensieratezza. Una dualità che la dice lunga in molte versioni, forse infinite.
A rianalizzarlo ora, col senno di poi, penso che l’aver istintivamente “collegato” la morte alle radici sia un po’ anche un’inconscia trasposizione del circolo infinito dell’esistenza, di come la decomposizione di un corpo possa essere nutrimento e dare altra vita… un cerchio che dalla morte torna ad un bambino pieno di vita che, guarda caso, “oscilla” tra i rami rivolti al cielo, al futuro. Un cielo che avvolge tutto, sopra e sotto, indistintamente e confusamente. Dalla nebbia alle nuvole, un confine indefinito.
La cosa più divertente, però, l’ho realizzata solamente anni dopo, per caso, nell’atto di appenderlo in camera assieme a quello di Louise. Per qualche ragione, ad accostarli sembrano l’uno la naturale continuazione dell’altro, come se le due scogliere fossero un’unica, come se due storie si intrecciassero nello stesso punto. L’ispirazione ha guidato un altro cerchio perfetto.
Uno è tutto e tutto è uno. || 19 giugno 2013CHIAVE VAMPIRA: Disegnare è una parte di me e voglio smettere di sentirmi insicura e di screditare me stessa e i miei lavori, nascondendoli e trattandoli come indegni, solo perchè non ho studio o tecnica alle spalle e sono una dannata impietosa perfezionista. La determinazione di uno sguardo rivolto al nulla – Sunlight on scap paper
Disegno inizialmente “commissionato” per Le Sette Oscure Chiavi di Isidus… ma né io né l’autore ricordiamo per quale scopo preciso. Ecco perché il nulla… ecco perché l’incompletezza. A cosa guardavamo, assieme, quando lo abbiamo “creato” con due pensieri uniti in uno? È come un giallo da ricostruire… Solo la memoria tacita un alone di graffite lo puó dire, ormai.
A ben pensare, penso di averlo abbandonato per studiare come fare dei chiaroscuri decenti, senza saper usare un carboncino… e, ovviamente, per una volta ogni tanto che provo ad essere diligente nel mio “lavoro”, finisce così… tutto abbozzato e dimenticato nel fondo di un cassetto polveroso per anni.
Lo avevo archiviato come un fallimento; invece, riesumato, mi ha lasciato stupita!
Semplice, approssimativo, abbozzato ma efficace. Veloce e deciso. Per una volta, un tratto sicuro che sembra non appartenermi, non “addomesticato” dalle mie paranoie, mille cancellature e manie di perfezionismo. Un esempio della prima bozza, dello scheletro che sta sotto ognuno degli altri disegni. Perché, non avendo una scuola, improvviso anche nelle fasi di realizzazione.
Sembra una foto modificata, ma non lo è, se non per il contrasto.
Ho voluto unire la spontaneità del disegno all’estro fotografico dettato dal momento, sfruttando quella “lama” di luce che la finestra proiettava nella mia stanza, sui fogli sparsi. Un istante bloccato nel tempo, che illumina quasi una speranza mentre lo sguardo, nella semi oscurità, pare puntare oltre, ad un altro mondo, al futuro, a qualcosa che solamente lui riesce a vedere. Questa sensazione- mi ha dato – col senno di poi. Quale fosse quella originale, mentre lo disegnavo, non so davvero più dirlo. Ma l’arte è bella perché interpretabile e non è detto che chi la realizza, a posteriori, non possa riscoprire più di quanto egli stresso ci avesse proiettato nel realizzarla.
A volte, lei, la mia arte, i miei disegni, sono un passo avanti a me.
Vorrei, un giorno, guardare avanti con quella stessa immutabile, potente e sicura incisività.